Bastasi riesce magistralmente a destreggiarsi fra la vicenda propriamente gialla e la denuncia sociale e politica, compito arduo che poteva facilmente scadere nella piatta enunciazione di slogan triti e ritriti. Ma questo non accade mai. Anzi l’autore ci porta per mano attraverso un pezzo di Veneto che ha ormai perso da tempo le sue radici “comunitarie” per abbracciare ad occhi chiusi la difesa della “Razza Piave”. Tutti forti e ben descritti i personaggi principali e i comprimari. Giusto e ben calibrato il crescendo di rabbia del protagonista Alberto Sartini che attraverso il proprio personale racconto esce un po’ alla volta dall’iniziale apatia per arrivare, nel finale, a una sana indignazione, in questo aiutato dalla moglie Valentina, bella figura di donna dallo splendido coraggio.
Molti infine gli spunti di lettura e meditazione che il libro offre al di là della sua matrice thrillestica. Due per tutti: “Bilal” indagine/inchiesta sui viaggi e sul mondo dei migranti scritto da un giovane giornalista italiano e “Le basi morali di una società arretrata”, saggio degli anni ’50 dell’americano Banfield, per ricordarci attraverso una lettura critica del libro che il recupero di una dimensione comunitaria potrebbe aiutarci a convivere con i migranti, un’idea enunciata dallo stesso Bastasi che cita Subatoi Bashir “In Africa tutto quello che fai lo fai tenendo conto della comunità”, qualcosa che da noi è andato irrimediabilmente perduto.
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