martedì 27 dicembre 2011

RECENSIONE DI "CONTORNI DI NOIR (Cecilia Lavopa)

Cecilia Lavopa

La trama:
Giovanna Sartini, vedova da 9 anni e volontaria in un campo di immigrati a Sant'Angelo, alle porte di Treviso, viene trovata morta in casa sua. Non è un incidente. La testa è stata sbattuta più volte, fino ad ucciderla. Il suo compito, all'interno del campo, era aiutare Don Vittorio, coordinatore dell'Associazione Opus Christi, a trovare lavoro a quei ragazzi senza storia, approdati in Italia in cerca di fortuna. 
Ma non sarà l'unico delitto..
Fatti del genere, in una città in cui basta una scintilla per iniziare la caccia alle streghe, vengono subito etichettati come opera di qualche extra-comunitario e gli animi si fomentano e insorgono contro quelli che vengono considerati di serie "B", i reietti della società. Ma anche tra immigrati le cose non vanno meglio e solo un'indagine accurata, coordinata dal sostituto procuratore, in collaborazione con il fratello di Giovanna, Alberto - il "contestatore", il professore, quello che se n'era andato sbattendo la porta ed era finito a insegnare filosofia a Brescia" - riusciranno a risalire ai colpevoli e niente sarà più come prima.


Viviamo in un'epoca stereotipata, diciamolo. Ormai viene assegnata un'etichetta ad ogni cosa o ad ogni persona. Politico=ladro, Nero=ladro, Musulmano=fanatico religioso.
Parliamo di integrazione, ma nel momento in cui ci ritroviamo a dover condividere gli spazi delle nostre città, il nostro lavoro, perfino la nostra aria, con altri, scatta una gelosia fortissima e un senso di possessione inimmaginabili. Poco importa se il lavoro che "viene portato via" è quello che altri non vogliono fare - hanno tutti il sogno di fare i manager, i direttori, i grandi imprenditori -, poco interessa se  le "case" in cui vivono sono ruderi abbandonati - disperati che sudano per 25 euro al giorno per costruire seconde città dove altri andranno ad abitare, intristiti, isolati, in mezzo al nulla, senza un luogo in cui socializzare, nello squallore delle vie deserte -. E' un po' come un cane che si morde la coda, è un circolo vizioso in cui è difficile uscirne. 
Questi disperati arrivano, su barconi che assomigliano a gusci di noce, pagando cifre da capogiro per farsi traghettare in un Paese dove sperano di trovare un lavoro ma, appena approdano, sono già "vittime". Vengono sfruttati all'inverosimile con il miraggio di un permesso di soggiorno, ma anche quando riescono a trovare una fonte di sostentamento e riescono a condurre una vita quantomeno decente, nel momento in cui dovessero perdere il posto, perdono anche tutto il resto.
E' una roulette russa, dove bisogna puntare e sperare che esca il numero fortunato. Purtroppo, il più delle volte la criminalità organizzata ci mette lo "zampino", proprio perché sa il bisogno che hanno queste persone di raggranellare qualche soldo. E anche i migliori, quelli più onesti, seri, bravi, si trovano coinvolti in affari poco puliti.
E' una guerra tra poveri, alla fine e, in un momento come quello che sta attraversando il nostro Paese, di profonda crisi economica, ci si stupisce del fatto che non sia ancora scoppiata una rivoluzione.
Non che io me lo auguri, s'intende.. Ma sembra di essere seduti su una "Santa Barbara".
Alessandro Bastasi ci conduce in un sottobosco che esiste da tanto tempo, ma che in tanti non vogliono guardare, nascondendo la testa sotto la sabbia e lui stesso, attraverso la propria esperienza durante i suoi viaggi all'estero, attraverso la Russiala Cina ed altri paesi, in cui ha ascoltato le opinioni degli stranieri verso gli italiani - anche a me è capitato anni fa, quando andai a Cuba, che nel momento stesso in cui ho detto di essere italiana, uno mi ha risposto: "Italiani=Mafia" - si è reso conto delle contraddizioni in cui viviamo.
La scrittura è pulita, essenziale, cruda. Un ottimo editing, tra l'altro. Un noir che, come lo stesso scrittore ha definito, con una trama da fiction, un libro di denuncia, in cui la riflessione di base è: "Sappiamo essere obiettivi?".

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